Francesco Carone. "L'inconsolabile"

a cura di Ilaria Mariotti
19.06.2021 – 25.07.2021
inaugurazione: 19.06.2021

L’“inconsolabile” del titolo della mostra personale di Francesco Carone si riferisce alla lettura che Cesare Pavese fa del mito di Orfeo e chiama in causa la fitta partitura letteraria di cui è intessuta l’opera di Carone.

Orfeo, che unisce in sé l’apollineo e il dionisiaco, è protettore delle arti e capace di un rapporto magico con il mondo della natura. La sua lira incanta, piega al suo volere e alle sue necessità l’umano e la Natura tutta, muove e commuove esseri animati e cose, anima l’inanimato in una vicinanza culturale e emotiva insieme.

Tuttavia neanche Orfeo può sottrarsi alla morte che avviene in modo selvaggio e scomposto: secondo il mito classico Orfeo muore smembrato dalle Baccanti furiose per la sua fedeltà a Euridice o per essere state trascurate dai loro uomini ammaliati, anch’essi, da Orfeo.

Per Pavese Orfeo è inconsolabile non tanto per la perdita di Euridice: Orfeo sceglie di voltarsi sulla soglia degli Inferi contravvenendo al patto fatto con Ade e Proserpina perché sa che nulla sarebbe tornato come prima, il suo destino è compiuto nel viaggio agli Inferi, Euridice una stagione della vita che non sarebbe tornata.

Tutta la mostra è un dialogo tra opere che appartengono a periodi diversi della ricerca di Carone. Sculture, installazioni che hanno la loro origine nel mito come modalità dell’uomo di raccontare e raccontarsi la sua esistenza nel Mondo, costruiscono delle genealogie attraverso la Storia dell’Arte, prendono in prestito i materiali dal mondo della Natura e li sovrappongono o li accostano a oggetti prodotti dall’artificio dell’artista. La contrapposizione del gesto – la mano “che fa” – insensato perché perdente in partenza nella falsificazione della Natura stessa. Un gesto sempre operoso e tuttavia l’unico possibile.

Il mito di Orfeo coagula in forma letteraria alcuni dei temi che tornano nella ricerca di Carone: il tema dominante della morte ineludibile in primis. L’altro tema importante riguarda l’inganno che l’uomo costruisce per credere all’illusione di poter dominare e influenzare la Natura.

Carone osserva l’Universo nella sua dimensione cosmica e particolare insieme rinnovando e perpetuando lo stupore nel riscontro della continua tensione tra Arte (finzione) e Natura (verità). Quello dell’artista è il tentativo immancabilmente fallimentare e tuttavia caparbio di domare la natura attraverso l’osservazione e l’imitazione dei suoi fenomeni.

La mostra è costruita attraverso un dialogo tra le opere che oscillano tra universale e particolare, tra osservazione e immaginazione, tra piccolo e grande, tra osservazione e scoperta, sorprendente e immaginifico

Con le posidonie raccolte e essiccate Carone realizza un’opera specifica per lo spazio: un colonnato e un capitello di acanto che costituiscono un riferimento ai tanti modi in cui l’arte ha preso spunto dalla natura per organizzare lo spazio in cui l’uomo si muove.

In occasione della mostra viene pubblicato il volume che accoglie il percorso fotografico e altri lavori in stretta dipendenza con contributi di Ilaria Mariotti e Alessandro Rabottini.

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