Sergio Breviario. "Fotoromanzo"

Dialogo con le opere del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe
del Comune di Santa Croce sull’Arno

a cura di Ilaria Mariotti
01.10.2016 – 30.10.2016 prorogata al 27.11.2016
inaugurazione: 01.10.2016

L’invito, rivolto ad artisti a costruire percorsi di lettura e di riflessione attraverso sintonie, intende valorizzare e rivitalizzare la Collezione del Gabinetto dei disegni e delle stampe secondo sguardi, attenzione e curiosità.

Sergio Breviario ha scelto di lavorare su alcuni ex libris che sono entrati a far parte della Collezione fin dal Premio istituito dall’Amministrazione comunale nel 2006, un’iniziativa a cui partecipano, su invite, artisti internazionali che donano le opere in concorso.

Sergio Breviario ha selezionato alcuni degli ex libris appuntando la sua attenzione su alcuni filoni tematici e stilistici presenti nella produzione: l’elemento naturale, il fantastico, l’invenzione di macchine, interessandosi anche alla natura del segno, all’astrazione. Scelte tematiche e stilistiche che non sono necessariamente legate a temi contemporanei quanto piuttosto a temperamenti, gusti e attenzioni di committente e artista. Da questa interazione, rappresentandola per simboli e astrazioni, nascono immagini che “raccontano” la figura del committente che incontra, sceglie, la modalità di ricerca dell’artista. In essi si trovano citazioni, sperimentazioni di tecniche e di linguaggi, passaggi che rimandano ad una tradizione secolare di riproduzione (e prestito) dell’immagine, di iconografia. Tendenzialmente in un piccolo spazio si sviluppa una storia che è frutto di stratificazioni progressive, scarti di linguaggio. Un mondo a parte nella produzione artistica, con regole precise e peculiari.

Breviario costruisce per Villa Pacchiani un progetto prendendo come modello il fotoromanzo, la narrazione per immagini fotografiche inventata in Italia nell’immediato dopoguerra e che continua, pur con successo e diffusione assai più limitata, fino ad oggi. Una modalità di racconto con regole peculiari sia nell’impostazione dell’immagine, sia nei contenuti sia nel registro linguistico.

Tutta la mostra si muove attorno a discrasie temporali, ad elementi stranianti, a frizioni tra elementi linguistici e elementi visivi, tra concetti sottesi in un ambito temporale e storico: “modernità”, “futuro”, “presente”, “passato” che in modo sottile ci fanno interrogare sulla nostra posizione nel mondo e nel tempo e, contemporaneamente, ci fanno perdere riferimenti temporali e spaziali.

Le due ali del Centro Espositivo, accolgono micromondi narrativi e di pensiero: dall’una parte un’installazione sonora e una fanzine. Quest’opera si sviluppa attraverso immagini fotografiche dove gli attori si muovono in una luogo bizzarro e domestico allo stesso tempo, databile e tuttavia sfuggente nella sua promiscuità stilistica. I dialoghi (scritti da Luca Bertolo) mettono insieme registri diversi in un’apparente semplicità rispetto al piano del racconto raggiunta attraverso una complessità di citazioni, trame, pensieri collettivi, stereotipi, eccezionalità. Una vicenda dove l’arte ha la capacità di interagire nella vita delle persone, si fa oggetto, strumento per intravedere altri mondi e giustificare comportamenti inaspettati.

Nell’altra ala dello spazio espositivo si dispone la selezione degli ex libris fatta da Breviario e in colloquio con i suoi lavori. Al centro, una sorta di statuto e di richiesta della mostra, una scultura che diventa un cannocchiale: uno strumento per invitare alla sospensione del giudizio, un invito ad accogliere il bizzarro e l’inaspettato.

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