Gianluca Sgherri. "I minimi termini del racconto" - Enrico Vezzi. "Prokudin-Gorskij Project" per "Così lontano così vicino #1"

a cura di Ilaria Mariotti
28.04.2011 – 05.06.2011
inaugurazione: 28.04.2011

La mostra si inserisce in un progetto più ampio dal titolo Così lontano così vicino che vede esposto all’interno del Centro Espositivo il lavoro di artisti che hanno scelto di vivere e lavorare nel territorio di Santa Croce partecipando contemporaneamente a iniziative di livello nazionale e condividendo percorsi culturalmente significativi nel panorama dell’arte presente.

Due artisti di generazioni diverse: l’uno, Sgherri, ha sempre lavorato con la pittura collaborando fin dagli inizi degli anni Novanta con gallerie prestigiose. L’altro, Vezzi, più giovane, e che utilizza vari mezzi espressivi secondo una forte matrice concettuale relazionandosi sempre con il luogo che ospita i suoi progetti.

Le micro forme di narrazione, l’interesse ad articolare piani differenti di ragionamento, la posizione diversa dei due artisti rispetto al fare arte oggi costituiscono le riflessioni attorno alle quali il lavoro dei due artisti si sviluppa per l’occasione. Che, cogliendo gli spunti offerti da due personalità diverse, rivela intersecazioni inaspettate, possibili sguardi obliqui che favoriscono la messa a fuoco di due ricerche allo stesso tempo vicine e lontane .

La mostra costituisce la possibilità di mettere in relazione due modalità differenti di lavorare e quasi opposte: l’una che parte dall’artista che costruisce mondi, l’altra che parte dal mondo e dalla storia e viene elaborata come esperienza personale dall’artista che utilizza i documenti, persone, tracce e il lavoro di altri artisti per la costruzione di un percorso cognitivo.

Gianluca Sgherri presenta dipinti recenti, lì dove il racconto si sviluppa attraverso la ricerca di piani di realtà, inquadrature di pezzi di mondi sovrapposti, paesaggi di cui si intravede l’impianto prospettico. Mondi da cui fanno capolino e si sviluppano, in una sorta di micro-narrazione, piccoli animali, creature e oggetti apparentemente incongrui e stravaganti.

La riflessione di Sgherri parte dalla narrazione minimale di piccole storie per indagare il ruolo della pittura e quello dello sguardo di chi fa pittura oggi, che sceglie porzioni di mondi inquadrandoli e rappresentandoli attraverso questo mezzo.

Enrico Vezzi presenta un progetto articolato in fotografie, dipinti, sculture e documenti partendo dalla figura di Sergej Michajlovič Prokudin-Gorskij, personaggio chiave nella storia della fotografia a colori di primo Novecento e che fu inviato dallo Zar Nicola II per tutta la Russia per raccogliere immagini e splendori del vastissimo regno. La ricerca di Vezzi parte da lì per poi estendersi al contesto culturale russo contemporaneo a Prokudin-Gorskij, alle ragioni della nascita e sviluppo della fotografia, fino a questionare su perché un personaggio del genere sia importante nel nostro presente e in particolare per lo stesso Vezzi che elabora il materiale attraverso la conoscenza intellettuale, attraverso la pittura e attraverso la raccolta di documenti in una messa a fuoco progressiva che diventa narrazione di mondi apparentemente lontani.

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